La disfunzione Somatica in Osteopatia
Premessa: il concetto di tensegrità
Il sistema umano costituisce un insieme dinamico basato sulla tensegrità (tensione e integrità), cioè sulla capacità del corpo di combinare trazione e compressione per garantire stabilità e resistenza.
La salute dipende dalla corretta alternanza tra:
- compressioni e distensioni meccaniche
- ingressi e uscite
- apporti ed eliminazioni equivalenti in uno spazio disponibile per gli scambi.
La densità della materia che compone i tessuti vitali non deve eccedere o limitare il corretto rapporto massa/volume alla base del rapporto fisiologico funzionale.
Qualunque variazione si traduce nel rallentamento o nell’accelerazione delle singole funzioni che, alterandosi, impediscono la possibilità di corretto funzionamento di un distretto o dell’intero sistema.
Cosa si intende per disfunzione somatica
La disfunzione somatica s’identifica nell’alterazione meccanica e biochimica di un distretto corporeo a cui consegue, nel tempo, la riduzione della mobilità e la variazione dello stato fisiologico dei tessuti limitrofi. Alterando la funzionalità distrettuale, la disfunzione somatica coinvolge, a cascata, il meccanismo degli scambi biochimici e dei drenaggi locali che, dopo un’allerta dolorosa nella fase iniziale, viene compensato con un sovraccarico dei sistemi limitrofi o distali.
La limitazione, connessa alla disfunzione somatica modifica l’equivalenza dei meccanismi di apporto- eliminazione riflesso nell’alterazione dell’omeostasi locale e aumenta la densità. Il cambiamento della matrice tissutale, nel tempo, tende ad una organizzazione più stabile e meno dinamica per controllare gli effetti dolorosi e gli stimoli afferenti o efferenti del sistema nervoso.
Il sistema corporeo stabilizza il distretto alterato, escludendolo dai sistemi di controllo interni che possono riconoscere e controllare solo le parti in movimento.
Gli effetti della disfunzione somatica
La disfunzione somatica coinvolge sia le grandi che le piccole articolazioni, in particolare le faccette articolari delle vertebre, il sistema fasciale, gli scambi metabolici nelle fasi di apporto o di eliminazione.
Ad ogni singola variazione e restrizione di mobilità si associano implicazioni vascolari e neurologiche, coinvolgendo sia il sistema nervoso periferico che neurovegetativo nella bilancia orto o para simpatica.
In apparenza nessuna disfunzione somatica stabilizzata è potenzialmente pericolosa per l’insieme, ma come per una macchina i pneumatici fuori convergenza ne velocizzano l’usura, così le strutture coinvolte dalla disfunzione somatica costringono ad un’usura precoce le parti in sovraccarico compensativo della restrizione di mobilità.
Con il passare degli anni, le disfunzioni somatiche aumentano in modo esponenziale, anche se mascherate nell’insieme, rendendo la vita e il movimento faticoso, anche semplicemente nello sforzo di contrasto antigravitazionale.
Il ruolo dell’osteopatia nel gestire la disfunzione somatica.
In osteopatia la ricerca della disfunzione somatica è prioritaria.
Le zone di restrizione di mobilità, anche se silenti:
- inficiano e riducono la quantità degli scambi generali
- generano aumenti di densità
- limitano il movimento generale,
- riducono il potenziale vitale individuale, connesso alla possibilità d’impiego delle energie interne presenti
Attualmente la disfunzione somatica è codificata nella Decima Edizione dell’International Classification of Diseases Injuries and Causes of Death dell’OMS.
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Come identificare LA DISFUNZIONE SOMATICA (TART)
Lo scopo della diagnosi Osteopatica è identificare la disfunzione somatica. A differenza di quella medica non somma i sintomi per identificare un processo patologico, ma si avvale di un approccio palpatorio per identificare i tessuti in difficoltà.
Una palpazione manuale percettiva, che richiede un lungo allenamento e molta pratica, aiuta l’osteopata a individuare le anomalie di densità o le microrestrizioni di mobilità.
Scopo della ricerca sarà individuare una serie di parametri a conferma della disfunzione somatica:
- Variazione e cambiamento del tessuto (Tissue Texture Changes): aumento della densità, cambio della temperatura locale, segni cutanei visibili.
- Asimmetrie di un distretto corporeo, (Asymmetry). Nessun sistema corporeo può trovarsi nella perfetta specularità delle sue forme, ma le asimmetrie seppur presenti debbono essere contenute entro parametri accettabili.
- La qualità e la quantità del movimento presente devono rispettare le possibilità della dinamica fisiologica; ogni limitazione indica la presenza di zone in sofferenza dinamica che si riflettono sulla possibilità dinamica dell’insieme. (Restriction of Motion).
- Dolore o sensibilità alterata (Tenderness): il parametro soggettivo che generalmente avvicina il paziente all’osteopata.
Queste sono le chiavi interpretative per identificare la disfunzione somatica sensibile al trattamento osteopatico. La finezza e la precocità dell’approccio giocano a favore del mantenimento e del recupero dello stato di salute.
La DISFUNZIONE SOMATICA: dalla nascita alla terza età
Non ci sono limiti di età per individuare la disfunzione somatica che, a volte, è conseguenza di traumatismi connessi al parto o alla gestazione.
La visita periodica da un osteopata, anche in assenza di sintomatologie evidenti, diventa il mezzo intercettivo che previene l’instaurarsi delle sequele connesse alle disfunzioni somatiche, incidendo sulla qualità di vita e su uno stato di benessere duraturo.