Osteopatia e Sport
Il ruolo dell’osteopatia nell’attività sportiva è sempre più apprezzato. Dagli esordi in ambito sportivo, ad inizio degli anni 90, l’osteopatia è sempre più diffusa ed utilizzata, con tecniche specifiche in post graduate che risultano efficaci sia in fase di preparazione che nel recupero post-infortunio.
L’osteopata, con il suo bagaglio culturale, diventa un alleato prezioso nel miglioramento della performance sport specifica, sia in durante la preparazione degli atleti che nelle fasi post infortunio.
Il rigore dei test osteopatici consente di valutare ed intercettare anche le minime restrizioni di mobilità articolare che, nel gesto atletico, possono produrre scompensi e iper sollecitazioni delle strutture capsulo-legamentose.
L’osteopatia si integra e diventa elettiva nella fase di preparazione sportiva. Contribuisce al recupero o al miglioramento delle restrizioni di mobilità presenti, sia a livello articolare sia a livello di compartecipazione delle sequele muscolari e fasciali necessarie al gesto atletico, inserite in un contesto generale di armonia e fluidità motoria.
L’analisi delle catene cinetiche muscolari e fasciali consente di individuare zone di aumento delle densità presenti o le dissi energie funzionali, che possono diventare dei limiti alla performance, o determinare predisposizione agli infortuni.
L’osteopata deve avere la coscienza e l’umiltà di formarsi anche in ambito sportivo, senza improvvisazioni o azzardi.
Il lavoro in ambito sportivo implica la conoscenza della disciplina, il considerare l’atleta un bene prezioso con caratteristiche eccezionali, ma pur sempre umano con limiti e possibilità.
Ogni singolo sport, oltre al movimento generale, coinvolge distretti specifici; ogni distretto coinvolto è esposto alle sollecitazioni massimali.
I punti di massima sollecitazione sono costituiti dalle cerniere di trasmissione a carico della colonna vertebrale:
C7- D1, D4, D10-L1, L4-S1 sono i distretti più coinvolti dalle rigidità o dalle restrizioni di mobilità.
Altre zone interessate dalle iper sollecitazioni sono le sacroiliache e i punti inserzionali dei grandi muscoli del bacino.
Gli psoas e il quadrato dei lombi giocano un ruolo prioritario nelle lombalgie negli sport che presuppongono movimenti rotatori del tronco.
Il ruolo delle strutture dei bilancieri, ad esempio pube, clavicole, peroni sono determinanti nell’accogliere e ridistribuire gli stress biomeccanici.
Le articolazioni e le catene muscolari di transito delle forze ascendenti e discendenti: ginocchio, anca, scapolo-omerale, cuffia dei rotatori richiedono un controllo intercettivo accurato; le eventuali restrizioni della loro capacità si traduce in sovraccarichi che manifesteranno i loro effetti a distanza nel tempo.
Le caratteristiche delle sequele sport specifiche e i motivi d’interesse osteopatico per le discipline sportive più diffuse verranno trattate in un secondo momento. La complessità di questo argomento non può limitarsi a queste poche righe.
Società e sport
La nostra è una società improntata sul benessere e sulla salute da raggiungere e mantenere anche con l’attività sportiva.
Atleti professionisti e amatoriali contribuiscono all’incremento delle attività sportive, stimolando progressivamente la cultura e l’evoluzione delle attività motorie. Il numero degli attori coinvolti cresce esponenzialmente di anno in anno, allargando le fasce di età e il numero dei praticanti
Le statistiche del CONI affermano che circa 5 milioni di persone sono affiliate alle federazioni sportive nazionali; un quindici per cento della popolazione si affianca a livello amatoriale, praticando uno sport in modo non continuo. In generale, si registra un’attenzione sempre maggior al movimento, anche grazie alla risonanza da media generalisti e dai social network.
Cos’è lo sport?
Lo sport è l’espressione della migliore integrazione possibile tra il sistema dinamico e tonico posturale. Rappresenta l’elezione della performance motoria umana sia in termini cinetici che metabolici.
L’espressione motoria durante l’attività sportiva si traduce nella migliore integrazione tra:
- Coordinazione
- Propriocezione
- Forza
- Velocità
- Resistenza
- Controllo mentale
- Controllo dell’ansia
- Ottimizzazione delle risorse fisiche
- Sviluppo e perfezionamento della gestualità specifica per ogni disciplina.
Per questa ragione dobbiamo accettare che lo sport agonistico sia per quei a cui la la natura ha fornito le doti fisiche idonee.
Diversamente lo sport amatoriale è per tutti, ma deve essere improntato al divertimento e al piacere della gestualità, alla percezione del proprio corpo in accordo con le sue potenzialità di base.
Gli eccessi, in termini intensivi, il non rispetto dei tempi di recupero o di riposo diventano potenziali minacce foriere di infortuni, stress muscolari o legamentosi che, in particolare, negli sport di contatto possono produrre traumi più severi.
La tendenza all’avvio alle attività sportive in una fascia di età sempre più precoce aumenta in modo direttamente proporzionale il rischio di traumi e l’esposizione ad infortuni anche gravi.
L’evoluzione dei materiali impiegati nelle pratiche sportive e le caratteristiche sempre più tecniche degli stessi, spesso incidono sugli infortuni di chi svolge una attività amatoriale discontinua.
Di conseguenza se lo sport è un buon viatico per il benessere per chiunque lo pratica correttamente, dall’altro, se non correttamente gestito, l’attività fisica troppo intensa, o mal gestita, aumenta in modo esponenziale i traumi sportivi continui o recidivanti.
Anche l’evoluzione sociale impone risultati sempre più strabilianti, contribuendo alla falsa convinzione che tutti, bambini compresi, possano essere all’altezza dell’incremento delle performance.
Troppo spesso ex atleti, tifosi guidati più dalla passione che dalle competenze si improvvisano allenatori o preparatori, specie nei settori giovanili, nell’avvio allo sport o come spesso accade nelle scuole di danza.
Molte famiglie coinvolgono i figli, sin dalla tenera età, in attività sportive extrascolastiche sempre più impegnative e pressanti, stimolando lo spirito di competizione, con l’errata convinzione che queste possano sostituire il gioco e il tempo libero.
La scuola e i programmi didattici di educazione fisica, si adattano all’evoluzione sociale adeguando i programmi e rendendoli sempre più esigenti, senza considerare che i bambini nati a gennaio o a dicembre dello stesso anno presentano una maturazione motoria e ossea completamente diversa.
L’atleta diventa la rappresentazione evolutiva della possibilità di confrontarsi continuamente con nuove barriere motorie in termini di velocità, potenza, resistenza e forza.
Lo sport rappresenta l’elezione della performance motoria, ma il tutto deve avvenire nel rispetto delle potenzialità e delle caratteristiche individuali.
La gestione dell’atleta in ambito sportivo professionistico
Ogni singolo sport, quando praticato a livello agonistico, presuppone la combinazione multifattoriale di molteplici elementi che, a rotazione, debbono integrarsi in fasi armoniche:
- Preparazione generale
- Allenamento specifico
- Integrazione e miglioramento della gestualità sport specifica
- Alimentazione
- Riposo
- Recupero
- Fase di preparazione pre gara
- Gestione dell’ansia e dell’emotività
- Gara
- Recupero post gara
- Defaticamento
- Riposo attivo
- Allenamento specifico
L’atleta professionista per la società sportiva rappresenta un capitale prezioso e, come una macchina da corsa, presuppone il supporto e l’impiego di team complessi che aumentano di numero, proporzionalmente, quando si tratta di singoli atleti per gli sport individuali o di atleti impiegati nel gioco di squadra.
La gestione dell’atleta professionista non può essere improvvisata: il capitale umano rappresentato dagli atleti di alto livello implica anche grandi responsabilità gestionali.
Le figure base asservite al mantenimento e al miglioramento delle performance specifiche per ogni singolo sport dovrebbero comprendere di base:
- Allenatore
- Preparatore atletico
- Medico dello sport
- Fisioterapista
- Osteopata
- Psicologo motivatore
- Tecnici sport specifici per la preparazione dei materiali necessari.
Ognuna di queste figure svolge un ruolo preciso e, seppur concordato, non sovrapponibile le une con le altre.
La varietà degli sport implica una profonda conoscenza biomeccanica e metabolica che si associa alla conoscenza della fisiologia; tiene conto delle caratteristiche del lavoro muscolare, articolare e metabolico richiesto.
Non si debbono considerare gli atleti di alto livello limoni da spremere, per ottenere il massimo per tempi brevi, al contrario deve esserne tutelata la durata, l’integrità fisica e mentale.
L’atleta è la massima espressione delle possibilità fisiche e delle predisposizioni naturali nelle gestualità sport specifiche.
Le caratteristiche e le richieste fisiologiche per una maratona, ad esempio, sono inconciliabili con le caratteristiche fisiche e metaboliche di un velocista o il lavoro muscolare di un sollevatore di pesi.
Il ruolo dei sistemi dinamici e tonici posturali collaborano nel gesto atletico per avviare , guidare e concludere un movimento integrandosi a pari valenza.
Il gesto sportivo è il risultato dell’efficienza integrata dei due sistemi.
Il sistema tonico posturale provvede a mantenere:
- la stabilità
- l’anticipazione posturale
- una risposta coerente con l’obiettivo gestuale
- l’economia del gesto mantenendo e ottimizzando le riserve energetiche
- l’ossigenazione tissutale
- lo stimolo dei sistemi della propriocezione.
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